Biciclette elettriche e a pedalata assistita: differenze normative

Dal punto di vista del Codice della Strada, sia le biciclette normali che quelle a pedalata assistita vengono considerati dei velocipedi, poiché il moto del veicolo è prodotto dalla forza delle gambe.

Tuttavia, rispetto alle normali biciclette, in quelle a pedalata assistita troviamo un motore elettrico ausiliario dalla potenza massima di 250 Watt, alimentato da batterie che vengono ricaricate durante la pedalata.

Biciclette elettriche e a pedalata assistita: differenze normativeNonostante la presenza di tale propulsore, il Codice prevede che le bici a pedalata assistita possano circolare liberamente nelle piste ciclabili, e non necessitino di alcuna abilitazione alla loro conduzione.

Un discorso a parte va fatto invece per le biciclette elettriche: infatti questa tipologia di dispositivi, al pari degli scooter elettrici, sono equiparati dal Codice a dei veri e propri ciclomotori. Per questa ragione, anche le biciclette elettriche necessitano di un’apposita targa, della relativa patente, del certificato di circolazione, e di una normale polizza di assicurazione. In più, proprio come si dovesse guidare un ciclomotore, prima di mettersi in sella alle proprie biciclette elettriche occorre indossare il casco di protezione, al fine di evitare possibili conseguenze a seguito di cadute o incidenti.

Altre differenze tra bicilette a pedalata assistita ed elettriche riguardano le modalità di circolazione e la cilindrata dei motori ausiliari: le biciclette elettriche, a dispetto dei loro corrispettivi dotati di pedalata assistita, non possono circolare all’interno delle piste ciclabili, proprio poiché vengono considerati alla stregua dei ciclomotori.

Le biciclette elettriche infine non hanno il vincolo di potenza di 250 Watt relativo al motore, e possono quindi circolare ad una velocità di gran lunga superiore rispetto a quelle a pedalata assistita.

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Quando divenni cliente di Infortunistica Veneta ero sul letto di un ospedale: a seguito di un terribile incidente stradale la mia vita era appesa a un filo. A seguito di un forte trauma a una vertebra cervicale e una lesione spinale la mia aspettativa di tornare a camminare era bassissima.

Giuseppe

Mi chiamo Giuseppe, ho 53 anni e mia madre è morta per un’infezione ospedaliera. Nel 2013 aveva 85 anni: un giorno cadde in casa, si ruppe un femore, fu ricoverata in un ospedale della provincia di Bologna e subì quello che può essere considerato un intervento di routine.

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Il vero risarcimento per la morte di mio fratello è stata l’umanita! Un incidente stradale mi ha strappato mio fratello. Sono stati giorni, mesi e anni terribili e oggi, ancora, non riesco a parlarne senza soffrire profondamente per l’ingiustizia terribile per quello che successe.

Pietro

Mi chiamo Pietro Orlando, avevo 63 anni, e finalmente mi stavo godendo la pensione, quando un incidente stradale d’un tratto mi ha cambiato la vita. Una macchina che attraversava il paese nel senso opposto al mio, ha mancato una precedenza e svoltando mi ha colpito in pieno.

Ermanno

Mi chiamo Fogli Ermanno e sono un cliente riconoscente a Infortunistica Veneta. Avevo 32 anni, ero fermo a uno stop pronto a immettermi sulla Romea, quando come un fulmine che squarcia il cielo mi piombò addosso un camion che aveva perso il controllo.

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